Abbiamo una duplice relazione con il nostro corpo e con la nostra vita: possiamo sentirla o possiamo pensarla.
Nel primo caso siamo immediatamente connessi al nostro Sé, alla parte più profonda di noi, che ci parla attraverso le sensazioni. Tutte le sensazioni che siano piacevoli o spiacevoli.
Qui possiamo praticare la prima delle sfumature dell’accettazione. Riconoscere che siamo il nostro corpo e che le nostre sensazioni ci appartengono. Una sfumatura della parola accettazione che spesso dimentichiamo.
Accettare l’identificazione con il corpo non è un passaggio banale.
Abbiamo un sacco di pregiudizi e preconcetti rispetto al nostro corpo, dal quale ci dissociamo in moltissime situazioni. Ci dissociamo quando siamo stanchi e continuiamo a lavorare. Quando abbiamo fame e non mangiamo, quando abbiamo sonno e non dormiamo.
Tornare all’identificazione con il corpo è il primo passo per una vera accettazione. Senza questa base non ci sarà possibile accettare quello che sentiamo e continueremo a ritenerlo un “errore di trasmissione”
Quando ci spostiamo troppo sul pensare è necessario ricordarci che non lavoriamo più sulla materia prima del sé – le sensazioni – ma su un prodotto distante e, forse, influenzato da circostanze esterne. Lavoriamo sulla nostra immagine e lotteremo per evitare che le vere sensazioni vengano a galla.
Il bisogno di proteggere e mantenere un’immagine ideale spinge le persone a evitare che sensazioni in conflitto con questa immagine raggiungano la consapevolezza. Alexander Lowen